Costa Concordia : 7 persone,tra ufficiali e personale di terra iscritti nel registro degli indagati

La Costa consigliò di ritardare l’evacuazione della Concordia per risparmiare i 40 milioni di euro del falso allarme? E’ questa  la svolta dell’inchiesta attesa da giorni: sette nuove indagati e l’entrata della Costa Crociere sulla scena giudiziaria.
Concorso in omicidio colposo plurimo e omissione di informazioni alle autorità marittime questi i reati, più il naufragio, vengono contestati anche a quattro ufficiali della Concordia.Secondo la procura di Grosseto esistono comunque delle responsabilità da parte di tre vertici della Compagnia di navigazione.A partire dall’ufficiale di plancia Andrea Bongiovanni il quale – su ordine del comandante – avvisò la Capitaneria di porto, affermando che sulla nave c’era stato solo un black-out. Parole che ritardarono i soccorsi.
Roberto Ferrarini,il responsabile dell’Unità di crisi della compagnia di navigazione – che la sera del 13 gennaio parlò al telefono con Schettino 17 volte -, il vicepresidente esecutivo Manfred Ursprunger e il «fleet superintendent» Paolo Parodi hanno sostanzialmente due colpe che sarebbero : «Non aver suggerito adeguate soluzioni al comandante Schettino – si legge nell’ordinanza della procura – trasformando di fatto il lavoro dell’unità di crisi in compiti meramente logistici». E ancora, viene loro confutato «l’aver omesso di avvisare in modo adeguato la direzione marittima di Livorno»
Non stanno messi tanto bene neppure i quattro ufficiali. Compreso il vicecomandante Roberto Bosio: era lui in carica fino a Savona, nonostante fosse in cabina al momento della collisione ma va tuttavia ricordato che diversi testimoni raccontano dell’impegno profuso da Bosio dopo l’allarme. Il secondo ufficiale Salvatore Ursino e il terzo ufficiale Silvia Coronika sono iscritti nel registro degli indagati perché insieme a Ciro Ambrosio – si trovavano sul ponte di comando quando la manovra dell’inchino di Schettino, a 15 nodi e a 0,3 miglia di distanza dal Giglio, portava la Concordia dritta contro la roccia e nessuno fece notare a Schettino l’errore nella rotta.
Costa Crociere esprime, invece, «fiducia e solidarietà ai sette nuovi indagati, tra personale di bordo e di terra, nell’inchiesta per il naufragio della Costa Concordia». Ribadisce di essere certa della «competenza professionale e correttezza etica» di chi ha operato «nelle ore successive a questo gravissimo incidente con la più elevata professionalità e abnegazione». La compagnia, che rinnova la fiducia nella magistratura, si dice inoltre certa che «verrà confermata la professionalità dell’azienda e la capacità delle sue persone».I sette nuovi indagati, oltre a Schettino e Ambrosio, parteciperanno all’incidente probatorio del 3 marzo: potranno così esercitare i propri diritti di difesa, nominando consulenti di parte e contando in udienza sui propri avvocati difensori. Determinante sarà il responso della scatola nera che Si scoprirà solo il 3 marzo, con l’esame di quest’ultima.
Insomma almeno secondo l’accusa  Francesco Schettino avrà pure fatto il giro del mondo ma quella maledetta notte era in allegra compagnia. Chi, oltre a lui e all’ufficiale di guardia Ciro Ambrosio, avrebbe potuto evitare o contenere il disastro, non lo ha fatto.
Gli inquirenti della procura guidata da Francesco Verusio e i carabinieri ipotizzano  sempre nell’ordinanza si legge che i quattro ufficiali devono rispondere dell’accusa di «non aver attivato la procedura anti-falla e d’aver omesso l’allarme dell’emergenza generale».